
Le misure adottate dal Governo per la liquidità e l’incertezza sul futuro spingono a risparmiare di più: record di depositi a Ragusa e al centro Sud, meno nelle grandi città dove pesa anche e soprattutto il costo della vita.
La corsa dei depositi degli italiani non si ferma. Se nel mese di ottobre, la liquidità sui conti correnti è cresciuta di 32 miliardi e la quantità sui depositi ha sfondato quota 1.700 miliardi, mentre il Paese fronteggiava gli effetti della pandemia da Covid-19, in questi nove mesi le somme in banca delle imprese sono cresciute del 21%, arrivando a sfiorare i 365 miliardi di euro. Allo stesso tempo, i risparmi sui conti correnti delle famiglie, sono saliti del 3,4% da gennaio a fine settembre. Una conseguenza alle misure restrittive imposte sul territorio e sull’economia che si traduce, da Nord a Sud, in un aumento delle somme accumulate e depositate sui conti.
La geografia dei depositi
In base ai dati della Banca d’Italia sulla raccolta bancaria Il Sole 24 Ore ha stilato una classifica, provincia per provincia, dei territori dove nei primi otto mesi del 2020 si è “risparmiato” maggiormente. Dai primi dati si evince che, La spinta alla liquidità parte da Ragusa (+14%), dove i soli depositi delle famiglie (+6,3%) pesano per il 71% del totale, e si disperde nelle grandi città e nei centri finanziari. In queste ultime è inferiore l’incidenza delle somme accantonate da imprese e famiglie perchè pesa maggiormente il costo e il tenore della vita.
I DEPOSITI DELLE IMPRESE
Per quanto riguarda le imprese, invece, i dati su base regionale sottolineano la corsa alla liquidità più marcata in Basilicata (+43%), Calabria (+33%), Abruzzo (+32%), Marche (+30%) e Puglia (+29,5%). Mentre si riduce scendendo sotto il 20%, nelle regioni dove si registrano le maggiori consistenze, in termini assoluti, come in Lazio (+13%), Lombardia (+16%), Liguria (+17%), Piemonte (+19%), Emilia Romagna (+19,7%) e Veneto (+19,9%).
Le somme accantonate crescono anche in Sardegna e Valle d’Aosta e resta pressoché invariata a Reggio Emilia (-1%), Rimini e Vercelli (entrambe +1%).
LE FAMIGLIE
L’analisi del fenomeno
Per analizzare questo fenomeno, il dato va analizzato sotto più punti di vista. In primis, c’è l’effetto diretto delle misure di sostegno alla liquidità introdotte per famiglie e imprese con il decreto Cura Italia (articolo 56) e grazie all’iniziativa Abi-Assofin; infatti, le moratorie hanno congelato 2,7 milioni di crediti e, di conseguenza, piani di ammortamento per 301 miliardi. A queste si aggiungono i prestiti garantiti erogati, finora per 80 miliardi, e le sospensioni dei pagamenti come tasse, cartelle e contributi.
LE TIPOLOGIE
In secondo luogo c’è l’incertezza che avvolge i futuri mesi, con gli spettri di una riduzione dei redditi, della disoccupazione e di una prolungata reticenza alla spesa che potrebbe minare la ripresa: dunque il tutto è facilmente riconducibile ad un atteggiamento prudenziale, che porta di conseguenza ad accantonare liquidità. Un fenomeno non solo italiano perché da un’indagine della Bce, pubblicata a metà anno e relativa al mese di marzo 2020, aveva individuato un aumento esponenziale dei depositi in quattro dei cinque Paesi europei analizzati (Francia, Italia, Regno Unito, Spagna, con l’unica eccezione della Germania). Un trend che, secondo Francoforte, a lungo andare può essere controproducente in termini di mancati consumi o investimenti.
Il forte flusso di liquidità degli ultimi mesi, se da un lato è stato stimolato soprattutto per via delle garanzie pubbliche, per le aziende è «appena sufficiente» (42%), se non addirittura insufficiente (12%). Lo hanno affermato le imprese del Lazio interpellate da Bankitalia : «L’incertezza di poter fronteggiare le spese incomprimibili – recita l’indagine – spinge a rimandare investimenti programmati e ad avere una liquidità precauzionale».