
Le difficoltà macroeconomiche causate dalla pandemia da COVID-19, non hanno scalfito il venture capital che, in Italia continua a crescere a ritmi sostenuti. Grazie al contributo di nuovi importanti protagonisti tra gli investitori e ad un cambio di tendenza dei grandi gruppi societari italiani, l’attenzione ora è rivolta alle realtà innovative italiane (startup e pmi innovative).
Questo enorme contributo farà sì che l’Italia esca dalla crisi nel breve tempo possibile ed il venture capital darà spazio a idee innovative di potersi tradurre in imprese concrete consentendo la contaminazione tra business tradizionali e innovazione.
Invertito il trend di investimento in Italia, +55% nel 2020, ciò offrirà nuove opportunità di investimento nell’ innovazione e nelle startup, soggetti più predisposti a creare il nuovo senza strascichi del passato, così come testimoniato dalla crescita significativa da parte dei capitali di rischio.
Nel 2020 startup e scaleup italiane hanno raccolto 569 milioni di euro, una crescita del 55% rispetto all’anno precedente. Questi dati sottolineano l’aumento del valore medio d’investimento (passato dai 2,1 milioni del 2019 ai 5,1 del 2020), segnando un’inversione di rotta rispetto agli anni precedenti e consentendo all’Italia di colmare un po’ della distanza rispetto ad altre economie europee. Le operazioni effettuate da business angel, individui che forniscono finanziamenti a imprese in fase di avviamento, restano invariate come nel 2019.
Come detto precedentemente, nonostante la distanza con i principali Paesi europei sia ancora elevata, il venture capital italiano sta lentamente riducendo il gap che ci aveva contraddistinto negli anni passati. L’Italia resta sempre il fanalino di coda rispetto ad altri Paesi: la Germania macina il quadruplo del valore con 4,3 miliardi investiti e 394 operazioni, la Francia con 3,9 miliardi e 407 investimenti, la Gran Bretagna in pole position con 8 miliardi investiti e 773 operazioni. Trai settori che più hanno investito nell’ innovazione troviamo: Fintech è stato quello che nel 2020 ha più attirato l’attenzione degli investitori, Health e Life Science, Food and Beverage, Software & Digital services e Transportation and Delivery.
In Italia, a livello regionale, la Lombardia continua a confermarsi come polo di attrazione primario per gli investimenti del venture capital a livello nazionale; al secondo posto troviamo il Piemonte, con 10 operazioni e 46,6 milioni di euro di capitali raccolti (8,2% del totale), in terza posizione il Lazio, con investimenti per 29,3 milioni di euro (5,1% del totale), seguono il Veneto (29,2 milioni di euro raccolti – pari al 5,1% del totale – in 4 operazioni) e la Toscana (6 deal per 24,6 milioni di euro, corrispondenti al 4,3% del totale). A quota zero capitali raccolti sei regioni: Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Umbria e Valle d’Aosta. Nonostante la creazione di fondi destinatii agli investimenti in startup e scaleup innovative del Sud Italia, i risultati del venture capital nel meridione sono ancora oggi ben lontani da quelli raggiunti dalle regioni del Nord Italia.
I primi 5 settori per valore degli investimenti
Il Fintech italiano è stato in assoluto il settore che ha raccolto più investimenti durante l’anno. Il trend italiano si allinea al trend europeo, perché ha visto il maggiore ingresso di capitali. In ambito software & digital services il trend italiano ha evidenziato un calo nel numero assoluto di operazioni, il segmento con maggiori investimenti in Europa. Il settore Healthcare & Life Science in Europa è in ascesa, infatti il 2020 ha registrato investimenti pari a $21,3 miliardi; in Italia si attesta al primo posto per numero di investimenti. Grande fermento per il settore EdTech, nonostante il ruolo da protagonista a supporto delle difficoltà intrinseche dovute alla pandemia, in Italia non ha registrato grande hype. Dunque, si può affermare che, a livello globale il 2020 è stato un anno record in termini di investimenti sia in Italia ma soprattutto in Europa.