
Secondo i dati di Assofin relativi all’anno 2020, i prestiti e i mutui immobiliari hanno subito una crescita a due velocità. Per il credito al consumo (-20% di erogazioni) c’è stato un calo dei consumi in tempi di pandemia e molte famiglie hanno deciso di rimandare progetti visto l’incertezza del momento. Al contrario, invece, i mutui decollano su un +37,2%. «In un anno in cui l’abitazione è diventata simbolo di sicurezza e protezione – commenta Cesare Colombi, Presidente di Assofin –, il trend dei mutui immobiliari nel 2020 è risultato positivo, con una crescita a doppia cifra degli altri mutui e una più contenuta dei mutui d’acquisto».
Nel settore mutui, le banche hanno potuto registrare nel 2020 una crescita per quanto riguarda l’erogato (+12,7%) e l’aumento di nuovi contratti stipulati (+7,5%). Ma il dato positivo è stato dato, almeno fino a settembre, dalle operazioni di surroga. «Grazie a tassi di riferimento ancora estremamente vantaggiosi, le famiglie sono andate alla ricerca di piani di rimborso più sostenibili – spiega Colombi. Ma già dal terzo trimestre i mutui con finalità di acquisto hanno accelerato, in corrispondenza con la ripresa delle compravendite immobiliari residenziali, confermando il ruolo centrale che è tornata ad avere la casa nei nuovi modelli di consumo delle famiglie innescati dalla pandemia. Per il 2021, infatti, prevediamo un rafforzamento dei volumi delle erogazioni di mutui con finalità di acquisto e un calo di quelli relativi alla componente altri mutui, tanto che nel primo trimestre dell’anno le erogazioni sono aumentate (+25%), anche per l’effetto rimbalzo del mese di marzo».
Nel 2020 sono i prestiti a subire una battuta d’arresto, per altro inaspettata. «Dopo 6 anni consecutivi di crescita delle erogazioni, nel 2020 si è appunto registrato questo calo del 20% rispetto al 2019, con andamenti un po’ altalenanti nei mesi e con alcune forme tecniche che sono risultate più penalizzate di altre – afferma Colombi. Anche per le richieste di finanziamento si è rilevata nel 2020 una riduzione, pari a circa un ottavo, delle richieste di finanziamenti (-12,9%) rispetto all’anno precedente. Per il 2021 è prevedibile una ripresa dei flussi di credito erogato, legata al progressivo miglioramento del quadro macroeconomico che dovrebbe alimentare la domanda».
Il trend negativo dei prestiti ha caratterizzato quasi tutte le forme tecniche con un calo del 33,4%, mentre i finalizzati erogati attraverso i punti vendita convenzionati hanno limitato il loro calo grazie a un parziale recupero durante la seconda metà dell’anno, a seguito delle riaperture. «In particolare, i finanziamenti per l’acquisto di auto/moto stipulati presso i concessionari (-12,1%) hanno beneficiato della ripresa del terzo trimestre, sostenuta dagli ecoincentivi, mentre la contrazione degli altri prestiti finalizzati (-11,9%) è stata calmierata dalla crescita dei finanziamenti destinati all’acquisto di ciclomotori e di arredamento (nella componente a tassi ordinari) nell’ultimo trimestre – prosegue Colombi. Seguono le carte opzione/rateali (-13,6%) e la cessione del quinto dello stipendio/pensione (-9,5%): questo è il prodotto che ha tenuto meglio, sostenuto dalle erogazioni ai dipendenti pubblici».
Anche le previsioni per il 2021 non sembrano rosee per i prestiti personali. «Nonostante nei primi due mesi dell’anno i finanziamenti finalizzati (auto/moto e altri prestiti) abbiano registrato una crescita a doppia cifra (+19,3%) e la cessione del quinto si sia portata in positivo (+9,6%) – conclude Colombi –, le erogazioni complessive del primo trimestre dell’anno restano negative (-1,3%), per via del calo dei prestiti personali e degli utilizzi delle carte di credito».
Il web, nel 2020, l’ha fatta da padrone divenendo un importante canale per la distribuzione dei mutui e del credito al consumo. «Nel 2020, infatti, si è assistito a un incremento delle quote di flussi di credito al consumo veicolati da reti terze, anche online, a discapito di quelle distribuite tramite sportello o filiale – commenta Colombi. Il canale degli intermediari del credito, ad esempio, ha trainato la ripresa della CQS nella seconda parte dell’anno. E, in generale, il canale web ha contribuito anche alla crescita dei flussi sui prestiti personali (+10%) e sul finalizzato (6%, legato all’e-commerce). Proprio i finanziamenti a sostegno degli acquisti online (in particolare per elettronica ed elettrodomestici) hanno registrato un boom del +106%. Per quanto riguarda i mutui, anche qui abbiamo visto rafforzarsi il ruolo degli intermediari del credito (+27,4% l’incremento dei volumi complessivamente intermediati). Hanno influito su questo risultato i maggiori investimenti delle banche in reti esterne, a seguito della razionalizzazione del numero di sportelli/filiali e l’espansione del canale web (broker online) favorita dall’incremento dell’utilizzo del digitale durante la pandemia».
A differenza delle crisi economiche che hanno colpito l’Italia nell’ultimo decennio, la pandemia sembra non aver innalzato la rischiosità del credito al consumo. «Il tasso di default, ovvero l’indice dei flussi di credito che per la prima volta raggiungono i 90 giorni di arretrato rispetto al credito in bonis, ha fatto registrare solo lievi oscillazioni nel 2020: dopo il peggioramento nei primi 2 trimestri ha invertito il trend, posizionandosi a dicembre sui livelli di un anno prima (1,9%). Anzi, in termini di portafogli di impieghi è proseguito il trend di miglioramento della rischiosità: gli indicatori rilevati da Assofin si attestano sui valori minimi degli ultimi 10 anni, anche per effetto di importanti cessioni pro soluto di crediti non performing. L’indice di insolvenza dei volumi dei ritardi di pagamento ≥ 90 giorni rispetto al credito in essere a dicembre 2020 si è attestato a 4,01% (era pari a 4,63% a dicembre 2019 e a 10,3% a dicembre 2013, valore quest’ultimo di massimo relativo). Il contenimento della rischiosità del settore è stato agevolato anche da un efficientamento delle attività di recupero crediti e dalle misure a favore delle famiglie adottate nel corso della pandemia. Tra queste, le moratorie promosse dalle associazioni di categoria (Assofin e ABI), che hanno contribuito a calmierare l’evoluzione dei non performing loans. Con riferimento specifico alla moratoria Assofin, relativa esclusivamente ai contratti di credito al consumo, sono state avanzate 215mila domande, per un valore di circa 2 miliardi di prestiti, con un tasso di accoglienza pari al 91%. Si stima che circa il 7,5% dei prestiti personali in bonis abbia usufruito della moratoria».
Secondo Assofin la strada da percorrere ora che il FinTech, tra piattaforme di P2P lending e crowdfunding, si sta affermando in Italia è quella del credito al consumo. «Gli intermediari tradizionali che operano nel credito ai consumatori non vivono il FinTech come una grande minaccia, ma chiedono al legislatore europeo il rispetto del principio “same business, same rules, same supervision” per garantire l’ordinato funzionamento del mercato e la necessaria tutela dei consumatori della UE – chiarisce Colombi. Il legislatore europeo ha deciso di rimettere mano alla direttiva in materia di credito ai consumatori (entro giugno arriverà una proposta di revisione da parte della Commissione UE) ponendosi soprattutto due obiettivi: 1) estendere la tutela dei consumatori anche ai casi in cui il credito derivi da fonti alternative rispetto a quelle tradizionali (es. P2P lending e crowdfunding); 2) tenere conto dell’evoluzione tecnologica degli ultimi anni, che ha reso superate norme pensate per un mondo in cui gli acquisti e i finanziamenti avvenivano esclusivamente in presenza e i documenti erano ancora tutti cartacei».