
Secondo quanto stilato dalla Banca centrale europea l’inflazione è prevista ancora in salita nel secondo semestre 2021 per poi calare nel 2022. Anche se le campagne vaccinali spingono verso la ripresa economica, nel lungo periodo rimane incertezza, le varianti del virus non spaventano in termini economici.
Ecco il perché: “Pur riflettendo in parte le migliori prospettive economiche, un rialzo durevole dei tassi di mercato potrebbe tradursi in un inasprimento delle condizioni di finanziamento generali che interessano l’intera economia”, ha spiegato la Bce, “tale inasprimento sarebbe prematuro e rappresenterebbe un rischio per la ripresa economica in atto”. Bisogna, dunque, mantenere delle condizioni di finanziamento favorevoli durante la pandemia per aumentare la fiducia nell’attività economica.
I rischi, in una previsione di crescita nell’area dell’euro sono bilanciati, sostiene la banca. “Da un lato una ripresa ancora più forte potrebbe fondarsi sulle prospettive più favorevoli per la domanda mondiale e su una riduzione del risparmio delle famiglie più rapida del previsto, dall’altro lato, la pandemia in corso, con il diffondersi delle varianti del virus, e le sue implicazioni per le condizioni economiche e finanziarie continuano a rappresentare una fonte di rischi al ribasso” ha dichiarato la banca.
Quanto affermato dalla Bce è una panoramica che mette a confronto le condizioni delle imprese dei vari paesi della zona euro. In calo la percentuale di pmi che hanno fatto ricorso al sostegno di bilancio in Spagna e in Germania, rispetto alla corrispondente quota di pmi di Francia e Italia in aumento. “In particolare”, sottolinea la Bce, “circa due terzi delle imprese francesi hanno utilizzato sostegni pubblici alla liquidità per ridurre la spesa per retribuzioni, mentre solo un terzo delle imprese spagnole ha dichiarato di aver fruito di tale misura. Quanto al sostegno fornito sotto forma di sgravi e moratorie fiscali, un terzo delle imprese italiane ha dichiarato di averne beneficiato, mentre in Spagna tale quota scende al 14%. Il 44% delle imprese francesi intervistate ha fatto ricorso anche ad altri programmi di sostegno pubblico, mentre il corrispondente dato relativo alle imprese spagnole è pari a circa il 21%”.
Per quanto riguarda le pressioni inflazionistiche, infine, la Banca centrale sulla scia di quanto dichiarato da Christine Lagarde, ossia che l’inflazione dovrebbe salire ulteriormente nella seconda metà dell’anno, per poi scendere entro il 20221. Secondo le ultime proiezioni gli esperti indicano un aumento graduale delle spinte inflazionistiche di fondo su tutto l’orizzonte di riferimento, benché le pressioni rimangano contenute in un contesto di capacità produttiva inutilizzata ancora significativa, riduzione che avverrà solo gradualmente. In generale, “ci si attende”, ha concluso la Bce, “che l’inflazione complessiva si mantenga al di sotto del livello perseguito dal Consiglio direttivo nell’orizzonte delle proiezioni”.