Secondo i dati emersi dal report realizzato dagli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano e dall’Osservatorio Startup Hi-tech, nel 2022 cresceranno del 4% gli investimenti in Ict delle aziende italiane, riportando il trend ai valori pre-pandemia dopo il rallentamento registrato nel 2021 a causa dell’emergenza sanitaria (+0,9%).

Il digitale italiano
Il periodo di crisi provocato dalla pandemia è servito alle imprese italiane per comprendere l’importanza dell’Innovazione Digitale, in termini di competitività e crescita. Alessandra Luksch, Direttore degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence del Politecnico di Milano, afferma: “Oggi startup, imprese e pubbliche amministrazioni stanno affrontano la nuova normalità portando con sé due lezioni apprese dalla crisi. La prima è che l’innovazione digitale non è un bene di lusso, ma una leva fondamentale per il progresso del business, per la sopravvivenza nei contesti competitivi e per la transizione ecologica. La seconda è che nessuno può salvarsi da solo: in un periodo di forte crisi e discontinuità, l’esigenza di innovare ha portato molte imprese a guardare a stimoli provenienti dall’esterno”. Cresce, inoltre, per le imprese la necessità di individuare nuovi meccanismi per stimolare l’ecosistema esterno di innovazione e oggi l’81% delle grandi aziende italiane adotta azioni di open innovation. Il Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Intelligence, Andrea Rangone, afferma: “L’open innovation oggi è una chiave per accelerare la ripresa. Le imprese stanno ampliando sempre più anche ad attori non tradizionali il loro ecosistema esterno di innovazione. E le startup sono diventate un attore fondamentale per stimolare lo sviluppo di innovazione anche nelle imprese consolidate, per instaurare partnership, esplorare nuovi trend, nuove tecnologie e nuove opportunità di business”.
L’ecosistema di attori da cui le imprese traggono stimoli è sempre più ampio e vario. In particolare, spiccano le collaborazioni con enti di formazione e ricerca, la ricerca di startup e la definizione di partnership con altre imprese.

Ripresa e investimenti digitali
L’esperienza della pandemia ha accelerato i progetti di digitalizzazione. Nel 2022 è prevista, infatti, una crescita del 4% degli investimenti in innovazione digitale delle aziende italiane. Essi saranno rivolti principalmente ai sistemi di Information Security e di Business Intelligence, Big Data e Analytics. Meno prioritarie saranno, invece, le aree eCommerce e Smart Working su cui le imprese hanno lavorato molto fino ad ora a causa della pandemia. Ma si conferma la propensione a dedicare dei budget per l’innovazione digitale anche in altre funzioni esterne alla Direzione Ict (lo fa il 59% delle grandi imprese), segnale di una spinta a uno sviluppo diffuso dell’innovazione nelle organizzazioni.
L’aumento di investimenti in Innovazione Digitale da parte delle imprese italiane comporta la necessità di definire una Governance efficace, strutturando adeguati modelli organizzativi per diffondere il processo di innovazione e una “cultura digitale” in tutta l’azienda. Proprio per questo, il 39% delle grandi imprese ha deciso di strutturare una “Direzione Innovazione” o un singolo ruolo dedicato, mentre nelle PMI sono ancora molto rari i ruoli dedicati.

Sempre più diffusa è la Corporate Entrepreneurship, l’attività volta a creare stimoli imprenditoriali nella popolazione aziendale. Spesso si tratta di attività di formazione su competenze digitali e imprenditoriali e azioni sul management per introdurre stili di leadership indirizzati al change management. È importante sviluppare una “cultura diffusa dell’innovazione” in azienda, soprattutto in un contesto sempre più sfidante e competitivo, per imparare a superare i possibili ostacoli e ad accettare il fallimento come parte integrante del percorso di apprendimento.

Raddoppiano gli investimenti in startup – Investitori formali e informali
Nel 2021 i finanziamenti alle startup italiane raddoppiano e superano quota 1,4 miliardi di euro (+118% rispetto al 2020). Gli investimenti da parte di attori formali registrano una crescita del 96% e passano dai 294 milioni del 2020 ai 576 milioni del 2021. Dopo la crescita bloccata nel 2020 a seguito dell’emergenza sanitaria, i finanziamenti da attori informali tornano a salire, toccando quota 449 milioni di euro (+92%).
Si tratta di un “passaggio epocale” per il nostro ecosistema, che finalmente “sfonda” la soglia rappresentativa del miliardo di euro di investimenti annui.
Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-Tech dichiara: “Il dato degli investimenti segna la forte ripresa dell’ecosistema a seguito della crisi legata alla pandemia, la cui parola d’ordine nel 2020 era stata “tenuta” a fronte della situazione di emergenza affrontata da numerose startup. Sembra infatti esserci stato un effetto pressoché immediato a seguito delle diverse misure messe in atto a livello istituzionale, testimoniate dalla recente iniezione di ulteriori 2 miliardi al Fondo Nazionale Innovazione, che si vanno ad aggiungere agli 1,3 miliardi già allocati in passato e che bene hanno sostenuto l’ecosistema”.
Secondo Andrea Rangone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-Tech, le startup sembrano essere sempre più un veicolo per attrarre capitale all’interno del nostro Paese. Rispetto ad ecosistemi europei più maturi, quali Francia, Germania e Spagna, l’Italia è, infatti, riuscita quest’anno a ridurre notevolmente il gap esistente, anche se c’è ancora molto da fare.

La ripresa dell’ecosistema si deve al comporta degli investitori formali che è riuscito a far segnare un +118% negli investimenti complessivi, confermando il loro ruolo guida. I finanziamenti provenienti da attori formali (ovvero i fondi di Venture Capital (VC) indipendenti, i fondi di Corporate Venture Capital (CVC) aziendali e il Governmental Venture Capital (GVC) o Finanziarie Regionali) registrano infatti un tasso di crescita di circa il 96%, passando dai 294 milioni di euro del 2020 ai 576 milioni del 2021.
Al fianco del comparto formale, nella ripresa dell’ecosistema, vi è il comparto informale. I finanziamenti da attori informali (che includono Venture Incubator, Family Office, Club Deal, Angel Network, Independent Business Angel, piattaforme di Equity Crowdfunding e aziende non dotate di fondo strutturato di CVC), registrano a loro volta una crescita superiore al 92%, passando dai 245 milioni di € del 2020 ai 449 del 2021.
I finanziamenti internazionali
La terza ed ultima componente è quella dei finanziamenti internazionali, che determina in maniera significativa il raddoppio degli investimenti del 2021, passando da circa 130 milioni di euro del 2020 agli oltre 435 milioni di quest’anno, e portando così il comparto a un vero e proprio exploit con un valore più che triplicato, e tornando a costituire circa un terzo dell’intero ecosistema come nel 2019.
I capitali attratti dall’ecosistema startup hi-tech da parte di finanziatori esteri nel 2021, provengono prevalentemente dagli Stati Uniti (74%), seguiti dall’Europa (25%) e in minore parte dall’Asia (0,43%).

“Il risultato di quest’anno accorcia la distanza che ci separa dai principali Paesi europei, per quanto riguarda il volume dei finanziamenti annui che sostengono le nostre startup. Dobbiamo quindi essere orgogliosi del salto in avanti, ma non possiamo ancora ritenerci pienamente soddisfatti” dichiara Angelo Coletta, Presidente di InnovUp , e ancora dichiara “E’ necessario che lo Stato renda strutturale l’iniezione di liquidità nell’ordine di grandezza di diversi miliardi di euro nell’ecosistema e non solo una misura “una tantum”, al fine di avviare un circolo virtuoso che generi un mercato in grado di crescere autonomamente: le startup che operano all’interno dei Paesi europei più sviluppati da questo punto di vista sono sostenute da un mercato pubblico/privato del venture capital che raccoglie decine di miliardi l’anno, è quindi fondamentale ridurre sempre di più questo gap”.
Ghezzi afferma dunque che il 2021 ha rappresentato un anno di conferma e di evoluzione: come testimoniato dall’eccellente risultato ottenuto dall’ecosistema italiano, il tessuto di startup, aziende, fondi, business angel, e molti altri attori in gioco ha dimostrato di sapersi adattare al contesto emergenziale e fare di necessità virtù all’interno di questa nuova normalità.